Igiene dentaleIgiene dentale
Da bambini ci insegnano l’importanza dell’igiene dentale: per evitare di doversi otturare un dente, bisogna lavarsi bene i denti, evitare troppo zucchero, ma anche andare regolarmente dal dentista a farsi controllare e sottoporsi alla pulizia dei denti. Tutto questo diventa parte integrante della nostra routine, e l’appuntamento dal dentista sta sempre in calendario, almeno due volte l’anno.
Anche io, come tutte le persone responsabili, ho sempre fatto attenzione alla mia igiene dentale, al punto da sentirmi addirittura in colpa quelle volte in cui ho dovuto attendere più dei classici sei mesi per la visita di controllo. Poi mi è capitato di partire per un viaggio di lavoro che mi ha portato in Alaska dove avrei dovuto rimanere per sei mesi e dove, invece, mi trovo da due anni.
Essendo esperta di fauna e di microbi, mi è stato offerto un semestre di ricerca in situ, in un centro specializzato all’avanguardia che si trova in una zona remota dell’Alaska. L’idea mi ha entusiasmato da subito: amo viaggiare e vedere posti che normalmente non vedrei, inoltre amo il mio lavoro, e fare ricerca è l’aspetto in assoluto più bello di quello di cui mi occupo.
Ho quindi subito accettato ed iniziato i preparativi per un periodo da vivere in condizioni estreme. Si trattava di accettare temperature bassissime, l’impossibilità di muoversi con veicoli a benzina (che congela sotto una certa temperatura) e, quindi, essere obbligati a rimanere lì fino all’arrivo dell’estate, abituarsi a vivere circondati da pochissime altre persone e senza alcun tipo di comfort. A me nulla sembrava tanto tragico, e poi sei mesi passano rapidamente, mi dicevo.
Da subito mi è piaciuto il posto e mi sono trovata bene con i colleghi, al punto che, al termine dei sei mesi, ho accettato di rimanerne altri sei. Purtroppo, però, durante il secondo periodo ho iniziato a stare male e solo in quel momento ho capito l’importanza e la fortuna di avere un ospedale attrezzato a portata di mano. Nonostante la mia igiene dentale impeccabile mi era venuto un ascesso in bocca, che il medico del centro non era in grado di trattare oltre un certo punto. Alla fine, dopo una settimana di febbre e grande dolore, i miei compagni sono stati costretti a caricarmi su una slitta e trainare di peso fino alla stazione più vicina (otto chilometri) da dove mi hanno poi trasportato con i cani da slitta fino alla città e all’ospedale.
Nonostante l’esperienza a dir poco traumatica ho deciso di rimanere in Alaska a continuare le mie ricerche. Sono stati i miei eroici compagni di avventura a convincermi, con il loro incredibile gesto: tanta propensione all’altrui aiuto non mi era mai capitato di vedere.
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